Ci
sono moltissime imprese italiane che vantano crediti, anche
importanti, nei confronti dello Stato (o amministrazioni locali; P.A.
In genere), ma lo Stato non paga, perché non ha soldi. Alcune
aziende falliscono, o rischiano di fallire.
Un
modo potrebbe essere pagarle con dei BTP di valore equivalente al
loro credito, ma questo implica un visibile aumento miliardario del
debito pubblico, non sostenibile e che scatenerebbe le reazioni UE.
Un
modo originale ed innovativo potrebbe essere quello di pagarle con
certificati di credito fiscale (CCF) , cioè dei documenti, al
portatore, come fossero banconote, che consentano a qualsiasi impresa
uno sgravio fiscale di importo equivalente.
In
questo modo tali certificati potrebbero essere ceduti in pagamento ad
altre imprese in utile, visto che per loro equivarrebbero a denaro
contante, potendo scaricarne l'importo dal loro imponibile fiscale.
Una tale manovra equivarebbe ad una riduzione fiscale importante, non strutturata e non equamente distribuita, ma sotto il profilo della solidarietà con il mondo delle imprese e tra le imprese stesse sarebbe risolutiva.
Lo
Stato, naturalmente, dovrebbe far fronte alle minori entrate fiscali,
ma non è forse quello che il centro destra va sbandierando e che lo
stesso M5S non schifa ?
E
allora che cosa aspettiamo ?
Mi spiego meglio : un CCF sino a quando non viene presentato all'incasso è come un assegno. La firma sull'assegno non lo fa contabilizzare solo perché emesso, sino a quando non viene incassato. Comunque va vista la distinzione tra contabilità per competenza o per cassa, rigorosa nel privato, niente affatto nel pubblico: basta esaminare a fondo un bilancio comunale per accertare la commistione.
Ma
supponiamo una contabilità rigorosa per cassa : sino a quando il CCF
non viene incassato, non può figurare nella contabilità. Ma c'è di
più : il CCF non è una "spesa" ma una minore entrata, e
le entrate del bilancio statale sono "stimate" e
contabilizzate a consuntivo. Il debito pubblico non aumenta perché
diminuiscono le entrate, ma perché aumenta la spesa, e per coprirla
si chiedono prestiti, emettendo titoli come BOT/BTP.
Perché se non si emettono titoli il debito resta immutato.
Perché se non si emettono titoli il debito resta immutato.
E
supponiamo una contabilità rigorosa per competenza : in questo caso
le fatture dei fornitori, anche se non pagate, sono iscritte a
debito, e poco importa il fatto che non siano stati richiesti
prestiti compensativi (BOT/BTP) : il debito è a bilancio.
A
questo punto, se emetto BTP per il controvalore e pago i fornitori,
il debito non cambia.
In conclusione : se faccio contabilità per competenza, tanto vale pagare i fornitori a fronte emissione BTP. Se la faccio per cassa no, perché il debito non compare.
In
ogni caso i fornitori vanno pagati, o compensando la spesa con
emissione di titoli, o diminuendo altre spese per pari importo, o
compensando i fornitori con bonus fiscali negoziabili (CCF). La sola
cosa che NON si può fare è non pagare i fornitori e farli fallire.
Ing.
Franco Puglia
9
Maggio 2018
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